Palermo, Monreale e Cefalù sono ufficialmente Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Durante una cerimonia a Bonn, il 3 Luglio 2015, il Comitato del patrimonio mondiale ha permesso che i tre siti siciliani si aggiungessero ai sei precedenti, Agrigento, le Eolie, l’Etna, Noto, Piazza Armerina e Siracusa, con questa motivazione: “l’insieme degli edifici costituenti l’itinerario arabo normanno rappresentano un eccezionale valore universale come esempio di convivenza e interazione tra diverse componenti culturali di provenienza storica e geografica eterogenea (sincretismo culturale). Tale fenomeno ha generato uno stile architettonico originale, in cui sono mirabilmente fusi elementi bizantini, islamici e romanici, capace di volta in volta di prodursi in combinazioni uniche, di eccelso valore artistico e straordinariamente unitarie”.
L’itinerario “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale”, riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità e inserito nella World Heritage List dell’Unesco, consta di nove monumenti: Palazzo Reale di Palermo e Cappella Palatina, San Giovanni degli Eremiti, la Martorana, San Cataldo, la Cattedrale, la Zisa, Ponte dell’Ammiraglio, il Duomo di Monreale e quello di Cefalù.
È stato inoltre istituito un Comitato di Pilotaggio, presieduto dal Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e composto dal FeC (Fondo edifici di Culto), dal Ministero per i Beni culturali, la Regione siciliana, i comuni di Palermo, Monreale e Cefalù e le rispettive diocesi, la Fondazione Unesco Sicilia e la Fondazione Federico II .
Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, esprime grande soddisfazione per l’inserimento, da parte dell’Unesco, del Palazzo Reale e della Cappella Palatina, situata all’interno di Palazzo dei Normanni, tra i patrimoni mondiali dell’umanità. “È un grandissimo risultato, per il quale lavoriamo da due anni e quindi siamo orgogliosi che oggi si sia concluso positivamente questo iter. Abbiamo condiviso, fin dall’avvio, l’iniziativa con tutte le istituzioni, nella convinzione che mettere in rete il patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico unico di questo percorso rappresenti un volano per la valorizzazione e l’arricchimento dell’intera area. Restituiamo ai visitatori pezzi della città, così come la storia ci chiedeva. In questo contesto, la riapertura al pubblico, tra non molto, dopo alcuni mesi di un importante e minuzioso restauro, di alcune delle sale più belle negli appartamenti reali del Palazzo, risalenti al periodo borbonico, come la Sala Cinese, la Sala Pompeiana, quella degli ex Presidenti e quella dei Viceré, contribuirà a migliore l’offerta di spazi e di cultura, rendendo così la nostra Isola ancora di più un catalizzatore di turisti”.
“È un riconoscimento alla storia e all’arte dell’isola, che può rappresentare una grande opportunità per le eccellenze produttive del territorio – afferma Aurelio Angelini, direttore dell’Unesco Sicilia – ma è anche il riconoscimento a un modello antesignano di convivenza tra popoli e religioni diverse. La Sicilia è sempre stata una terra che ha aperto le braccia allo straniero, al contrario di quei paesi che, oggi, si scontrano sulle quote di accoglienza e preferiscono ergere muri e steccati a chi fugge dalla guerra, dalla fame e dai disastri ambientali”.