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Prima tappa 25 novembre 2016: Castelvetrano, Castrum Bellumvider – Palazzo dei duchi Pignatelli Aragona.
Il viaggio culturale “Sulle Orme di Federico II” comincia da qui, proprio da Castelvetrano, con un’affascinante visita al Palazzo dei duchi Pignatelli Aragona; su quelle che originariamente erano le tracce del Castrum Bellumvider. I dipendenti della Fondazione Federico II hanno accompagnato gli studenti delle scuole del comune del trapanese alla scoperta di quello che fu tra gli edifici dell’imperatore Federico II di Svevia.
In seguito di studi e ricognizioni sul territorio, nel 2004 gli architetti Salluzzo, La Barbera e Calamia hanno individuato il noto sito federiciano, di cui si era persa traccia già dal 1355, parzialmente inglobato tra le fabbriche di Palazzo Pignatelli, residenza delle famiglie Tagliavia e Pignatelli Aragona Cortés. Il Palazzo Ducale di Castelvetrano racconta e svela, nei suoi meandri, la storia medievale del castello federiciano del XIII secolo. Le vestigia sveve, riconducono ad un impianto a forma di quadrilatero con torri ottagonali e riscontri sulle proporzioni. Le sue caratteristiche lo avvicinano alle scelte architettoniche promosse da Riccardo da Lentini architetto dello stesso Federico II.
Seconda tappa 26 novembre 2016: San Cipirello, centro di aggregazione giovanile “Falcone Borsellino.
Ad aprire il convegno un intervento di Ferdinando Maurici, archeologo e storico del Medioevo, già direttore del Parco dello Jato, sul tema “Federico II e Jato”. Lo studioso ha ricordato come nel IV secolo a.C. Iaitas e la Sicilia occidentale, furono sotto il dominio di Cartagine. Diodoro Siculo riferisce che verso il 275 a.C. la città venne attaccata da Pirro. Durante la prima guerra punica (264-241 a.C.) si consegnò ai Romani e da allora, secondo Plutarco, ne fu tributaria.
Non ci sono giunte notizie del periodo bizantino. Si sa che venne occupata dagli arabi e che sotto la dominazione sveva questi si ribellarono. Federico II nel 1246 la distrusse e ne deportò la popolazione a Lucera di Puglia; da allora il sito rimase abbandonato.
Altro punto di vista e di analisi è stato, invece, quello di Lucina Gandolfo, appassionata archeologa e numismatica, dirigente responsabile del Medagliere del Museo Antonino Salinas di Palermo. sul tema “Federico e la moneta”. Un’analisi, dettagliata e approfondita, sulla monetazione del regno di Sicilia che fu, storicamente, influenzata dalle precarie condizioni economiche, derivanti dalle continue guerre, di volta in volta sostenute contro i principi tedeschi, i baroni, le città guelfe e, soprattutto, contro il Papato. A seguire gli interventi con grande interesse studenti e cittadini del comune di San Cipirello. Un incontro che agli occhi di attenti osservatori è apparso un po’ come un bel viaggio a ritroso nella storia ripercorrendo le orme dello Stupor Mundi.
Terza tappa sabato 3 dicembre: Menfi, Auditorium Istituzione Culturale Federico II – conferenza su “Federico II e la Sicilia”.
Una approfondita analisi sulle radici storiche e giuridiche dell’impero federiciano. E alla luce di questo excursus sono state spiegate le ragioni del lungo contenzioso che oppose Federico ai pontefici di Roma, nella duplice funzione di imperatore e di signore feudale del Regnum Siciliae, che formalmente era dominio dei papi. Fu fondamentale per gli imperatori del Sacro romano impero avere uno sbocco a mare, lungo la penisola italiana, che permettesse, tra l’altro, una gestione più produttiva degli attraversamenti crociati in direzione della Terra Santa, e quanto gli Stati della Chiesa costituissero un ostacolo materiale non indifferente a tutto ciò. Furono, però, assai divergenti le politiche tra Federico, che voleva incorporare il Regnum Siciliae nell’Impero e Papi che si opponevano, per mantenere il loro dominio sui loro “possedimenti” peninsulari e insulari.
La discussione è stata chiusa con una relazione sulle politiche culturali di Federico II e, in particolare sulla Scuola poetica siciliana che l’imperatore promosse dagli anni trenta fino al 1250, anno in cui egli morì. I caratteri linguistici e gli stilemi della lirica dei siciliani, mettendo in risalto anche la univocità sostanziale dei suoi contenuti, incardinati soprattutto sull’amor cortese, a fronte di una maggiore varietà di temi proposta da quella provenzale. Da quest’ultima produzione lirica i poeti di Federico trassero peraltro spunti non indifferenti, con una discreta quantità, anche, di prestiti linguistici.