Dal 29 giugno le due sculture, tra i principali esempi dell’iconologia in età normanna, entrano nello spazio μετα di Palazzo Reale.
I due magnificenti Leoni di marmo bianco del XII secolo sono l’unica parte superstite della fontana dell’Aula Verde, citata dai cronisti di età normanna.
I Leoni di Palazzo Reale attraversano con la macchina del tempo il passato, il presente e il futuro ed entrano nello Spazio μετα.
Arte antica e tecnologia si fondono per dare vita ad un ulteriore step progettuale nella gestione culturale e museale del Palazzo Reale di Palermo.
Restauro, studio dell’iconologia, acquisizione digitale e riproduzione 3D: da oggi i Leoni di marmo bianco del XII secolo, esposti finora a Palazzo Reale nella Sala dei Venti all’interno della Torre Gioaria, possono essere ammirati nello Spazio μετα. I visitatori assistono al processo di smaterializzazione e materializzazione dei capolavori d’arte dinanzi all’originale, scoprono come avviene la creazione del DNA dell’opera con la visione della nuvola di punti. Infine, possono portare a casa il risultato di quel processo, acquistando le opere d’arte in materiali eco-sostenibili.
Lo spazio, inaugurato lo scorso novembre, nasce da un progetto co-finanziato da Invitalia e dal Ministero della Cultura nell’ambito della linea di intervento Cultura Crea frutto della partnership tra la Fondazione Federico II e Forma Rei onlus per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica in ambito culturale. Un ampliamento dei target di fruizione in linea con le finalità della misura e del PON Cultura & Sviluppo 2014-2020.
Spazio μετα offre al visitatore un’esperienza immersiva e intensa di arte e tecnologia: una dimensione parallela, dove tecnologia e innovazione sono al servizio dell’arte per una più approfondita fruizione e salvaguardia del patrimonio artistico e culturale nel tempo. In questo caso un lascia passare all’eternità e all’immortalità di un’opera d’arte quale è quella dei Leoni, simbolo che meglio rappresenta la storia di Palazzo Reale, diventati cloni d’arte attraverso una tecnologia digitale di riconoscimento delle forme tridimensionali, analizzando immagini con algoritmi di intelligenza artificiale.
La Fondazione Federico II ha accettato la sfida di puntare sul compito conoscitivo e rievocativo dello studio dell’iconologia in età Normanna grazie ai Leoni di marmo bianco del XII secolo. Un progetto di ricerca, intitolato nella prima fase “Avanti nella storia”, che ha vantato la collaborazione di studiosi, esperti ed accademici. Tra questi lo zoologo e paleoecologo Marco Masseti del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze che proprio ai LEONI ha dedicato un’attenta e dettagliata analisi storico-architettonica.
Le due sculture – restaurate anche in virtù di una convenzione tra la Fondazione Federico II e il Corso in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Palermo – sono tra i simboli che meglio rappresentano la storia di Palazzo Reale.
Le sculture ritraggono due animali mostrati in forma speculare e sono state riferite cronologicamente all’età normanna. Con tutta probabilità, le due sculture facevano parte di una fontana, come si deduce dalla presenza di fori per l’emissione dell’acqua in corrispondenza delle fauci e della porzione superiore della testa. Secondo Bellafiore (1996), esse potrebbero rappresentare l’unica parte superstite della fontana dell’Aula Verde, menzionata dai cronisti di età normanna. Nell’iconologia viene attribuita forza fisica, vigore e solidità; ma anche misericordia e regalità.
“La Fondazione – afferma Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II – prosegue nel percorso di valorizzazione delle più prestigiose opere scultoree presenti in Sicilia. I Leoni marmorei, grazie allo Spazio Meta, diventano lo strumento per approfondire la conoscenza dell’eredità iconologica in età Normanna, una finestra sull’arte e sulla storia di Palazzo Reale”.
“Lo Spazio Meta è in continua trasformazione – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – . Ogni reperto che viene accolto regala una nuova identità a questo non luogo e consente al visitatore di essere trasportato e immerso in un’epoca diversa da approfondire e da vivere nel presente, grazie alle nuove tecnologie, utilizzate a supporto della ricerca”.
Dichiara Giorgio Gori, fondatore di Forma Rei Onlus, “Applicare il processo tecnologico di rilevazione delle forme scultoree, che ad oggi ci ha permesso di digitalizzare oltre 2000 opere del patrimonio scultoreo internazionale, ai visitatori di Palazzo Reale, risponde alla missione di informare sulle reali potenzialità dell’innovazione tecnologica al servizio della creatività umana e di riconsegnare, al singolo visitatore, la memoria digitale della propria forma.”