La prima edizione del progetto voluto dalla Fondazione Federico II in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali, la Galleria Regionale Abatellis, e il Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro ha coinvolto cinque artisti nazionali per realizzare quattro installazioni. Obiettivo il recupero di uno dei più antichi quartieri della città.
Cinque artisti per quattro interventi di riqualificazione sulle facciate di tre edifici di edilizia popolare e su un muro perimetrale a pochi metri da Piazza Ventimiglia nel cuore del quartiere della Kalsa. Proprio dinnanzi all’Oratorio dei Bianchi, a fianco dello Spasimo, vicino la chiesa della Magione, dove fino ad una settimana fa era possibile scorgere, uno a fianco all’altro un muro di 28 metri per 15 e tre prospetti senza storia. Oggi ogni cittadino diviene fruitore e interprete di 4 opere che vibrano di bellezza, di storia, di arte e di accoglienza
Palermo è proprio la città che per storia e per dna più di altre è aperta alle contaminazioni. Stratificazioni culturali e influssi internazionali si mescolano, per creare una delle esperienze urbane più interessanti al mondo. Un’iniziativa di riqualificazione urbana con un unico tema condiviso da tutti e cinque gli artisti: quello dell’accoglienza e dell’integrazione.
CHI SONO I CINQUE ARTISTI CHE HANNO LAVORATO ALLA KALSA E COSA RACCONTANO LE LORO OPERE
BASIK
writer e street artist attivo fin dall’inizio degli anni Novanta. Ha sviluppato il suo percorso artistico passando progressivamente dallo spray ad una più ampia selezione di tecniche pittoriche, mescolando così elementi del suo background di writer, ispirazioni dall’arte medioevale e rinascimentale fino ad arrivare alla contemporaneità, senza dimenticare influenze da grafica e tipografia. Le produzioni più recenti si focalizzano in particolar modo sulla gestualità delle mani, ispirandosi a tratti distintivi della cultura popolare, dell’immaginario religioso e del simbolismo. Alla fine degli anni Novanta Aelle, storica rivista italiana specializzata, lo nomina uno dei tre più influenti writer italiani. Nel 2007 partecipa a Street Art Sweet Art, prima grande collettiva sulla street art italiana presso il PAC di Milano. Basik ha esposto a San Francisco, Los Angeles, Londra, Berlino e Milano.
Accoglienza e Palermo: due elementi presenti nella realizzazione di Basik. Le mani, soggetto principale delle opere dell’artista, sorreggono una ciotola. Un gesto che richiama concettualmente apertura ed accoglienza, in un gioco e contrasto di inclusione ed esclusione con la cornice della parete. Nella ciotola diversi simboli della città: il genio di Palermo e l’iconografia delle cinque storiche patrone: Sant’Agata, Santa Cristina, Santa Ninfa, Sant’Oliva (le cui sculture si trovano ai Quattro Canti) e ovviamente Santa Rosalia.
CAMILLA FALSINI
Nata a Roma, dove vive e lavora come pittrice ed illustratrice. Nel 2005 fonda il collettivo artistico Serpeinseno. Con loro partecipa alle prime edizioni del Festival di fumetti Crack! esponendo in alcune gallerie in Italia e Francia e in musei come il MADRE di Napoli o all’Auditorium di Roma. Dopo lo scioglimento del collettivo, continua ad affiancare il lavoro di illustratrice alla pittura. Ha realizzato lavori per NIKE, Eni, Comune di Roma, RCS, Pitti Immagine Uomo, PFIZER, creando opere uniche come grandi quadri, pitture murali o sculture. Ha preso parte a molte mostre collettive ed ha esposto alla Fifty24MX Gallery in Messico. Ha partecipato ai festival di street-art: Subsidenze, Pop-up, ArtConventional, FRA, Arteinattesa, Pittura Viva, Influazioni, Local Art Walls e Premio Antonio Giordano e ha preso parte al progetto MURo, Museo Urban di Roma.
Federico II è un bambino, un NICO (piccolo in siciliano) col suo Drago a dondolo (Drago era il nome del suo cavallo) che, lungo le vie arabe della Kalsa, accoglie religioni, culture, scienze e arti. La sua “fanciullezza” palermitana è la capacità di adattarsi al tempo che arriva, al futuro prossimo intriso dei colori del gioco. Ogni persona è un NICO, basta desiderare e accogliere. L’idea è quindi quella di un omaggio a questa figura storica, come simbolo di accoglienza, inclusione, curiosità.
MBRE FATS
Nata nel 1995, originaria di Gorizia, ha fin da piccola coltivato la sua passione per l’arte al di fuori dell’ambiente scolastico. Nel 2015 si iscrive al corso di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia che tutt’ora frequenta. Dalla fine del 2017 ha portato avanti un lavoro incentrato sul “Trionfo della morte” di Palermo e sui significati medievali di questa iconografia trasportandoli nelle varie tecniche da lei utilizzate. Fa parte dell’associazione “Lab 43 for print” con sede a Forte Marghera (Mestre) con la quale, oltre a portare avanti i propri lavori, pratica varie attività come artet-erapia attraverso la stampa e partecipa a festival di editoria.
Il Trionfo della morte, l’affresco proveniente da Palazzo Sclafani ma da tempo a Palazzo Abatellis, simboleggia l’uguaglianza di tutti noi una volta finiti i nostri giorni. L’artista si è dedicata allo studio e alla ricerca di quest’opera; scegliendo di rappresentarla e reinterpretarla sul muro perimetrale adiacente a Piazza Ventimiglia alla Kalsa. Nella prima fascia dell’opera è rappresentato il popolo che implora la morte a cavallo e di lei si vedono solo gli zoccoli. La catasta è formata da persone di ogni classe sociale e credo descritto con un tratto riccamente simbolico. Nella seconda fascia un branco di cani in sgomento che prima di tutti si accorgono del sopraggiungere della morte.
ROSK E LOSTE
Maurizio Giulio ROSK Gebbia & Mirko LOSTE Cavalletto
Sono due artisti siciliani che, attraverso la tecnica del graffito, uniscono la pittura figurativa alla street art. Iniziano il loro percorso artistico quasi contemporaneamente incrociandosi per la prima volta nel 2004. Il 2007 è un anno importante per entrambi, fatto di collaborazioni positive e dipinti realizzati per tutta la Sicilia e non solo; al ritorno di un viaggio compiuto in Spagna, la conoscenza del celebre artista Belin cambierà per sempre il loro modo di percepire la pittura. Il trasferimento a Palermo, per proseguire gli studi presso l’Accademia di Belle Arti, porta Rosk e Loste ad avvicinarsi sia alla Scuola pittorica palermitana che ai writers storici che il capoluogo siciliano ospita. La partecipazione ad eventi in giro per l’Italia e per l’Europa spalanca loro le porte di un circuito artistico internazionale ottenendo, così, le prime commissioni da marchi come Ceres, Stella McCartney e il progetto ministeriale Inward.
Il progetto dei due artisti è un lavoro fotorealistico di grandi dimensioni, un’immagine di forte impatto che testimonia l’identità, la mescolanza dei popoli, l’integrazione, e il sincretismo culturale di Palermo. L’opera raffigura una giovane donna dagli evidenti tratti non europei. La particolarità sta nell’aureola posta dietro il capo della ragazza la quale ci porta inevitabilmente all’interno di un mondo spirituale appartenente all’arte sacra; un santo urbano che rivela negli occhi un guizzo universale, umano.