Carcere: contro un destino ineluttabile l’arte offre un’alternativa
La meraviglia nei loro occhi. Con lo sguardo all’insù rivolto verso il Cristo Pantocratore e le muqarnas. Sono nove i detenuti in permesso premio che, lo scorso mercoledì 15 maggio, hanno visitato la Cappella Palatina e gli Appartamenti Reali di Palazzo dei Normanni.
Accolti dal Direttore Generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso insieme al professore di diritto ordinario dell’Università di Palermo, Giuseppe Verde; il professore Alfio Briguglia volontario dell’Asvope, l’associazione dei volontari penitenziari del carcere e il presidente della stessa, Franco Chinnici. La visita a Palazzo Reale è iniziata proprio dalla Cappella Palatina.
Ai detenuti, in permesso premio, le indicazioni e le informazioni fornite da Giovanni Scaduto, dipendente della Fondazione Federico II. Nei loro occhi era visibile tanta curiosità. E sono state tantissime le domande rivolte che hanno dimostrato come, sia primario per il sistema carcerario oggi puntare al risarcimento educativo dei detenuti. Un carcere che abbia una nuova funzione; quella di produrre libertà individuale e sicurezza collettiva. All’interno della Cappella Palatina, proprio nello spazio magnifico dell’abside, insieme a padre Michele Polizzi c’è stato un momento di preghiera con lo sguardo rivolto al Cristo. La visita è proseguita poi nelle Sale Duca di Montalto per la mostra “Sicilië, pittura fiamminga” e nella stanza dell’Oblò il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso li ha intrattenuti raccontando loro la vita di Santa Caterina d’Alessandria e le ragioni della mostra; dissertando con loro anche sul sacro e sulla cultura del bello. Dopo la mostra i detenuti hanno potuto vedere Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, e anche lì un momento di riflessione sull’importanza delle Istituzioni e il rispetto per esse.
Il Direttore Generale della Fondazione Federico II ha ricevuto un dono dai detenuti, un dipinto su una tavoletta di legno che rappresenta l’Isola con la frase Sicilia libera. Altrettanto ha fatto la Monterosso donando loro la Cappella Palatina, in miniatura, di carta in 3d. La visita è proseguita poi per gli Appartamenti Reali: la Sala Cinese, la Sala Pompeiana e la Sala Lettura; qui il professore Giuseppe Verde ha spiegato l’importanza delle Istituzioni, la nascita e il senso dello Statuto Speciale della Regione Siciliana, il Parlamento Siciliano e le specifiche competenze.
L’esperienza premiale di questa mattina è stata promossa dal Direttore della Casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, Francesca Vazzana e attraverso il corso “Alla scoperta del Bello: conoscere la bellezza per diventare Uomini di bellezza”, curato dal professor Alfio Briguglia si pone come obiettivo quello di praticare il reinserimento sociale e di favorire la coesione.
“Sono orgoglioso di contribuire a riservare una giornata speciale – sottolinea Gianfranco Miccichè, Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II – per un gruppo di detenuti del Carcere Pagliarelli. Si tratta solo di un piccolo ma significativo tassello nel percorso di reinserimento sociale che queste persone hanno efficacemente intrapreso. È dovere delle Istituzioni fare rete, mi adopererò affinché questa non rappresenti un’iniziativa sporadica ma diventi un’occasione che si ripeta negli anni”. Una giornata molto emozionante che ha visto diversi momenti fortemente significativi di empatia e umanità come quello in cui i detenuti hanno consegnato il dono al Direttore Generale della Fondazione Federico II. “Sono molto emozionata. Lo dico davvero con il cuore. Questa giornata è stata per tutti noi un banco di prova. Un primo appuntamento che, avete la mia parola, non resterà unico. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte – spiega Patrizia Monterosso – e di offrire un contributo laddove ci viene segnalata la possibilità di un reale reinserimento nella società civile.
Felici e radiosi i detenuti; per alcuni di loro è la loro prima uscita dal carcere per permesso premio. “Questa è per me la prima esperienza extramuraria – racconta Enrico Quattrocchi, 46 anni – e sono molto emozionato. Spero che altri detenuti possano provare questa esperienza come sto facendo io oggi. Essere qui mi fa pensare che fuori dalle mura del carcere per noi detenuti ci sia la possibilità di essere accolti, accettati ed essere sostenuti nel riprendere a vivere. Non ero mai venuto a Palazzo dei Normanni. Questa mattina mi sono svegliato in carcere ed essere qui adesso è un’emozione fortissima”.
Aiutarli a diventare cittadini; invitandoli laddove non sono mai stati accolti. Appunto nei luoghi delle Istituzioni. Ci tiene a sottolinearlo il curatore del corso, professore Alfio Briguglia. “Tengo questi corsi da tre anni. Il titolo potrebbe sembrare ambizioso: “L’uomo in relazione a sé stesso con Dio, con gli Altri”. Ma ciò che cerco di fare non è quello di fare delle lezioni ma di abituarli al dialogo e al confronto con l’altro. Oggi è evidente come tanti di noi siano più inclini a parlare di sé e poco, davvero poco, ad ascoltare gli altri. Ecco, cerco di metterli in relazione con la parte umana e più intima di sé stessi. Dimostrandogli che solo dall’ascolto e dall’accoglienza dell’altro si diventa dei cittadini migliori”.