“I giovani, gli acquerelli e la Sicilia” è il titolo dell’incontro d’arte, di pittura e di cultura tra gli studenti palermitani e Fabrice Moireau. Due giornate di eventi, in programma venerdì 26 e sabato 27 gennaio prossimi, ufficializzano la proroga al 28 di febbraio della mostra “Sicilia, il Grand Tour” allestita nelle Sale Duca di Montalto di Palazzo Reale a Palermo.
Per due giorni il noto disegnatore francese sarà nel capoluogo siciliano per raccontare il suo amore per la Sicilia agli studenti all’Accademia delle Belle Arti, quelli del Liceo Classico Statale Umberto I e del Don Bosco Ranchibile; percepibile e abilmente descritto grazie alla sua sensibilità d’artista con gli occhi vergini e pieni di stupore di chi non è abituato a quei luoghi.
Incontri che saranno performance laboratoriali per spiegare la sua tecnica con cui crea i disegni “sur le motif” con tinte delicatissime, giochi d’ombra, di luce e di colori e il lungo e complesso lavoro durato due anni che lo ha portato alla realizzazione, insieme allo scrittore e magistrato Lorenzo Matassa, oltre che degli acquarelli in mostra anche dell’omonimo libro pubblicato dalla Fondazione Tommaso Dragotto.
Nel dettaglio sono due gli appuntamenti: venerdì 26 gennaio alle 15e30, l’artista incontrerà i giovani dell’Accademia di Belle Arti di Palermo del corso di Tecniche pittoriche, di Pittura e di Grafica d’arte.
Sabato 27 gennaio alle 10,30 sarà la volta degli studenti del Liceo Classico Statale Umberto I e del Don Bosco Ranchibile.
Sia venerdì che sabato, dopo aver eseguito uno schizzo di uno scorcio del Palazzo, Moireau risponderà alle domande dei ragazzi. Accanto a lui Lorenzo Matassa, autore dei testi del libro “Sicilia, il Grand Tour”.
La lezione dell’artista francese non si fermerà solo, ai dettagli tecnici e pittorici del suo lavoro, ma trova un senso più sociale e antropologico nel messaggio di quello che per lui è stato da sempre ritrarre, dipingere con i colori dell’acqua. E così Fabrice Moireau come Hermann Hesse. Per lo scrittore tedesco la pittura era il suo strumento di magia. Così anche per il francese, nato a Blois nella Valle della Loira, circondata dal fiume che ha lo stesso nome dipingere diventa una via di uscita dalla banalità, una magia con la quale riesce a raccontare ciò che al di fuori di lui.
Questa due giorni rappresenta anche il primo step di un nuovo programma sui giovani, ben più ampio e articolato, che la Fondazione Federico II porterà avanti nel prossimo triennio.