La mostra ospitata nelle Sale Duca di Montalto di Palazzo Reale presenta un racconto che non ha la pretesa di essere esaustivo, ma vuole mostrare la grandezza del nostro patrimonio creativo attraverso un viaggio in cui ogni tappa è una storia esaltante che vede protagonisti alcuni tra i più grandi artisti del XX secolo. Si tratta di un’esposizione di sessanta quadri, otto sculture di quarantaquattro autori che possono, a ragione, essere considerati i manifesti delle loro correnti di riferimento. Sono almeno quindici i movimenti artistici rappresentati in questa esposizione: si va dal Ritorno al mestiere all’Idealismo, passando per la Metafisica del quotidiano, il Realismo magico, la Scuola romana, il Gruppo forma; e ancora l’Onirismo siderale, gli Italien de Paris, il Primordialismo plastico, la Scuola di via Cavour e il Gruppo di Piazza del Popolo.

 

Il Novecento italiano include una serie di artisti che si sentivano traduttori dello spirito del XX secolo, provenivano da esperienze e correnti differenti, ma legate da un senso comune di ritorno alle origini nell’arte, reinterpretate secondo la modernità: il Novecento torna quindi ad avere come supremo riferimento l’antichità classica, la purezza delle forme e l’armonia nella composizione. Un filone composito, che perfettamente si incastona in una Sicilia tributaria di molteplici apporti culturali.

L’arte italiana del Novecento propone esempi significativi di un percorso che evidenzia da un lato l’importanza della storia, dall’altro induce a riflettere sugli aspetti rivoluzionari del mondo contemporaneo. Vi è un marcato impulso verso il futuro che sottolinea le feconde utopie del secolo scorso: se ne possono cogliere i primi segnali nell’opera di Giacomo Balla e dei suoi giovani allievi Umberto Boccioni, Gino Severini, Mario Sironi, preludio divisionista all’avventura internazionale del futurismo, da loro affrontata con grande coraggio e documentata dalle opere esposte.

Il clima dei primi Anni Venti è quello della “fuga dalle avanguardie”, del “rappel à l’ordre”, del “ritorno al mestiere”, di cui sono alfieri Giorgio De Chirico, di origine siciliana, ed il piemontese Carlo Carrà. Vi è così la stagione metafisica di De Chirico, ed il particolare realismo di Carrà, nutrito anch’esso dalla esperienza metafisica e dall’amore per la tradizione italiana, che dominerà la sua lunga vita creativa. A questo filone la mostra dà un tributo, senza dimenticare la sorprendente originalità di Alberto Savinio, fratello di De Chirico, e l’impressionismo tutto italiano di Filippo De Pisis.

La mostra cerca così di condurre il visitatore in un percorso nella vivace temperie culturale e artistica novecentesca, dove si passa dalle avanguardie degli anni Venti alla novità del “Gruppo Forma”, cui partecipano Pietro Consagra, Antonio Sanfilippo e tanti altri maestri animati dalla volontà di essere “formalisti e marxisti”, senza dimenticare Mario Schifano, il più celebre esponente di quella che possiamo definire la risposta italiana alla Pop Art americana.

Un tributo importante ad una stagione che ha visto protagonista anche Jannis Kounellis, recentemente scomparso, insieme ad una serie di tanti altri artisti che si sono segnalati per il vigore e l’originalità di esperienze ineludibili.