Abbiamo posto alcune domande a Tiziano Fratus, poeta e scrittore, padre della definizione di Homo radix, intervenuto alla manifestazione “Real Verde” organizzata dalla Fondazione Federico II e dall’Assemblea regionale siciliana, nei Giardini Reali di Palazzo dei Normanni, in collaborazione con Legambiente Sicilia, l’Orto Botanico di Palermo, l’Università di Palermo e il Sistema Museale di Ateneo. L’occasione della sua visita in città è l’apertura alla città e alla Sicilia dei Giardini Reali di Palazzo dei Normanni.
Tiziano Fratus cosa possono insegnare gli alberi a questa Politica?
“A metter giù lunghe radici. I grandi sapienti dicevano che, alla fine, la via si sviluppa soltanto quando uno ha piantato a fondo grandi radici e diventa quasi un automatismo, un istinto. È importante metter giù buone radici e poi tutto il resto verrà da sé. Gli alberi conoscono la disciplina che è un valore interpretabile in svariati modi ma che, ancora, può dare molto agli esseri umani. Mi sembra, purtroppo, che la politica magari non tanto quella regionale ma quella nazionale in questo momento storico avrebbe bisogno di disciplina e di umiltà. Altro insegnamento che gli alberi vetusti possono offrire è proprio quello dell’umiltà. Ogni giorno, ogni istante gli alberi convivono con il pericolo di non esistere più e lo fanno con grande intelligenza”.
Quali sono le sensazioni e le emozioni che ha avuto respirando l’aria di questo Giardino?
“Questo giardino ha un legame stretto con quelli di Palermo proprio per la presenza delle essenze che è possibile vedere in altri giardini. Come se ci fosse un grande bosco frazionato e distribuito che è una piccola magia e l’elemento sensazionale è sia la presenza dell’architettura ibrida del Palazzo ma l’aspetto più interessante, quanto meno a livello di alberi e di vegetazione, è questo incontro, questo sposalizio tra il grande Pino e il grande Ficus che è si stanno abbracciando, ormai da qualche decennio, e questo è un unicum. Sono pochi i casi del genere in giro per l’Italia. Un incontro molto felice, curioso che contraddice un po’ di convinzioni che si hanno quando di parla di natura e di alberi”.
Riusciremo a imparare dagli alberi la capacità di stare in silenzio, in ascolto per riuscire, davvero, ad accettare l’altro senza pregiudizi?
“In realtà in questa epoca proprio perché le grandi ideologie sono naufragate e depotenziate la spiritualità, da una parte, e una grande voglia di natura dall’altra sono ritornate ad essere due visioni molto diffuse. È un momento in cui, anche a livello editoriale, assistiamo ad un’esplosione di opere che hanno a che vedere con la natura, con gli alberi, con i giardini e con il guarire. Stesso discorso che vale anche sul piano artistico ed è un segnale che rincuora e, per certi versi, rassicura. Tutto questo fermento caratterizza la nostra epoca; dove con la sparizione delle ideologie la natura, la spiritualità e la religione sono tornate ad essere le nostre visioni di accoglienza”.